PATRIZIA ALBERTI: la mia biografia

Da ragazza volevo diventare psichiatra. Mi ha sempre attratta la scoperta di ciò che sta dietro le apparenze e condiziona i comportamenti umani. Ma il destino, invece della prevista carriera medica, mi spostò con forza in una esperienza insolita, ove fui messa a contatto con realtà di cui nessuno mi aveva parlato né preparata.

Furono anni di eventi forti, strani e incomprensibili con i normali parametri. Accanto a ciò, il tema della sofferenza entrò nella mia vita a grandi passi, riconosciuto fin da bambina in profonde pieghe di me e sempre più nell’incontro con la sofferenza altrui.

Anni di fuoco trasformatore, intimo solitario e positivamente causante nel lavoro di pranoterapeuta intrapreso in giovanissima età, senza a quel tempo vera comprensione di cosa andassi esattamente a compiere quando agivo procurando sollievo agli altri.

Operavo sugli altri e dentro me li incontravo, in un misto di dolori e speranze spesso uniti al sacrificio di vivere. Ero mossa, senza averne piena coscienza, alla ricerca di un sollievo a quel dolore che era il loro ma anche il mio, parti indivise del dolore del mondo.

Ebbi degli aiuti e furono dei libri: presenze vive, compagni veri; e poi studi che riconobbi miei al primo incontro, come un fulmine, un amore: insegnamenti ampi e luminosi che affondai fino al cuore.

Molte cose ho trasformato nella vita, e fino all’anno 2000 un’unica costante, il punto di sintesi: il mio ruolo di guaritrice. Quell’anno, culmine di un passaggio epocale, decisi di operare anch’io la svolta a lungo meditata. Portai così a compimento il lungo ciclo di attività nel campo della terapia bioradiante per trasfondere, nel nuovo lavoro dedicato ai fiori della volontà e delle stelle, il frutto dell’esperienza di tanti anni.

L’augurio che oggi lancio nell’etere, rivolto a ogni uomo oltre che a me stessa, è di riuscire a distillare quella goccia d’oro, forgiata con le proprie mani, destinata al grande mare dell’Umanità.

“ Ti domanderanno come si traversa la vita.
Rispondi: Come un abisso, su una corda tesa.
In bellezza, con cautela, e oscillando. ”

(da: “Foglie del Giardino di Morya”, vol. I, Ed. Nuova Era)